Insiemi discreti di ombre equidistanti
mi sghignazzano davanti.
" Donde traete il vostro riso? "
Ed essi a me: " Dal tuo viso. "
Come dioscuri oscuri,
disegnati sui muri,
i miei nemici mi bastonano sicuri.
Gambe mai dischiuse bilateralmente, donna mia!
Mi accontento di cosce sfuse,
pagate lautamente.
E vado via.
Maledetto ronzino dal nome forestiero!
Svanziche e dobloni e talleri e fiorini,
"Il diciotto vincente". Non partisti neanche.
Ora ponti metropolitani come volta celeste,
stelle i lampioni,
trapunta i cartoni.
Adesso vivo così.